Delegazione dell'Unione Astrofili Italiani
per la Provincia di Trieste
Segreti e curiosità delle stelle più salienti visibili ad occhio nudo e non solo...
Volgendo lo sguardo verso lo zenit nelle serate di questo periodo, noteremo la presenza di una luminosissima stella dal delicato colore bianco-azzurrini: è Vega (α Lyrae), la stella più brillante di Lyra e quinta più luminosa dell’intera volta celeste. Nota per costituire uno dei vertici dell'asterismo chiamato “triangolo estivo” assieme a Deneb (α Cygni) e Altair (α Aquilae), è anche la seconda più luminosa nell'emisfero celeste boreale dopo Arcturus (α Bootis). Il suo nome proprio - noto ben oltre l'Astronomia - deriva dal termine arabo “al-nasr al-waqi”, “l’aquila planante”. Anche Vega, come il Sole, è una stella nana di sequenza principale; di classe spettrale A0 V, ha un diametro 2,5 volte più grande della nostra stella (la quale, lo ricordiamo, col suo diametro pari a 1.400.000 km supera di 109 volte il diametro del nostro pianeta).
Scomposta allo spettroscopio, bianca luce di Vega ha permesso agli astronomi di determinare che la stella ruota molto velocemente; all’equatore, infatti, si raggiungerebbe una velocità di rotazione di quasi 274 km/s ovvero cento volte più rapida di quanto accade all’equatore del Sole: Vega compie una rotazione completa in sole 17 ore, al contrario della nostra stella che impiega quasi un mese! L'elevata rotazione di Vega le fa assumere un curioso aspetto schiacciato: il raggio polare è circa 2,4 volte quello del Sole mentre quello equatoriale 2,8 volte maggiore. A occhio nudo, nulla di tutto questo è visibile in quanto Vega, come tutte le stelle, appare solo un punto di luce; Vega rivolge proprio nella nostra direzione uno dei suoi poli quindi, dal nostro punto di vista, apparirebbe comunque tonda: pur ingrandendo a dismisura l’immagine della stella con un interferometro, non potremmo apprezzarne la forma ovalizzata. Le ragioni di questa curiosa caratteristica sono certamente legate ai processi che hanno portato alla nascita della stella, circa 500 milioni di anni fa.
Anche la temperatura superficiale della stella varia tra le zone polari e quelle equatoriali: le prime, significativamente più calde (10.000 K) delle seconde (8.000 K); in tali queste condizioni, l’idrogeno alla superficie emette luce di un bel colore bianco-azzurrino: una sfumatura che si nota anche a occhio nudo da 25 anni-luce, la distanza di Vega dal Sistema Solare. Tenendo conto delle sue dimensioni e temperatura alla superficie, la luminosità intrinseca di Vega risulta 37 volte maggiore di quella del Sole, rispetto al quale ha massa doppia. Anche la luminosità di Vega sembra evadere dalla norma: la stella è, infatti, una sospetta variabile del tipo δ Scuti, manifestando variazioni di modesta ampiezza, di pochi centesimi di magnitudine, ogni circa 4,56 ore.
Vega detiene alcune interessanti curiosità. E’ stata la prima stella ad essere fotografata, nella notte tra il 16 e il 17 luglio 1850. L’astronomo americano William Cranch Bond e il pioniere del dagherrotipo, John Adams Whipple, la ripresero utilizzando il telescopio rifrattore da 38 cm di diametro dell’Harvard College Observatory, in Massachusetts. Un’opera d’arte e, allo stesso tempo, un grande risultato scientifico e tecnologico: finalmente, l’astronomo non doveva più basarsi sulle sue impressioni per misurare la brillantezza di un astro ma poteva registrarle su un supporto fisico. Vega divenne presto la stella standard per le misure fotometriche, al fine di stimare la luminosità di altre stelle. Qualche anno dopo, nel maggio del 1872, un altro astronomo americano, Henry Draper, ne fotografò anche lo spettro grazie a un prisma collegato a un telescopio riflettore da 70 cm di apertura.
Come già accaduto in passato, nel tempo Vega diverrà la futura “stella polare”. L’asse di rotazione della Terra non punta sempre verso la stessa zona di cielo ma si muove descrivendo un cono immaginario; questo moto, detto di precessione dell’asse terrestre, fa sì che la proiezione del polo nord celeste passi nei pressi di diverse stelle: alcune più luminose, altre meno. Se oggi Polaris (α Ursae Minoris), l'attuale “stella polare”, è situata a circa 1° di distanza dal polo nord celeste, in futuro Vega lo raggiungerà a circa 5°: meno prossima, vero, ma molto più brillante. Quando capiterà? Non prima del 13.700...pazienza, c’è ancora molto da attendere! Ma attenzione: tale circostanza, come detto, è già capitata in passato (poiché il moto di precessione, seppur con qualche piccola variazione, si ripete nel tempo): Vega fu la stella polare 13.700 anni fa, raggiungendo la minima distanza dal polo nord celeste nel 11.680 a.C. All’epoca, Vega era appena più lontana dal Sistema Solare rispetto ad oggi; certamente, i nostri antenati del Neolitico l’avranno vista leggermente meno luminosa.
(Image credits: Paolo Forti)