Delegazione dell'Unione Astrofili Italiani
per la Provincia di Trieste
Tra i circa 25.000 NEO conosciuti - corpi minori del Sistema Solare quando la cui orbita può intersecare quella della Terra - circa 2.000 di questi oggetti sono ritenuti "oggetti potenzialmente pericolosi" per il nostro pianeta; particolarità che accade quando quando la distanza minima tra questi oggetti e l’orbita terrestre scende al di sotto di di 0,05 UA (l'equivalente di circa 7,48 milioni di km). Anche se tale valore, almeno a prima vista, può apparire enorme, le dinamiche gravitazionali che possono interferire su piccoli corpi al di sotto di quella soglia hanno la capacità di portare, a tutti gli effetti, piccoli asteroidi (o anche comete) ad impattare contro la Terra.
Cosa fare, nel malaugurato caso in cui tale prospettiva dovesse accadere? I film di fantascienza hanno più volte presentato scenari apocalittici di questo tipo presentando, parimenti, anche l'unica idea che, al momento può essere realizzata nella realtà: quella di deviare la loro orbita dal potenziale impatto contro il nostro pianeta. In linea teorica, sono diversi i metodi che potrebbero indurre un asteroide a "spostarsi", quel poco che basta; negli ultimi anni, la NASA ha sviluppato la missione DART (acronimo di Double Asteroid Redirection Test), atta a valutare l'effetto di un "impattatore" indirizzato su un piccolo asteroide.
E l'esperimento è avvenuto proprio ieri: precisamente, sull'asteroide 65803 Dimorphos, un oggetto dal diametro indicativo di 160 m, situato in orbita attorno al più grande 65803 Didymos (largo indicativamente 780 m), con il quale forma una cosiddetta "coppia binaria" di asteroidi. DART è stata lanciata tramite vettore SpaceX il 24 novembre 2021 ed ha impattato su Dimorphos ad una distanza di "soli" 11 milioni di chilometri dalla Terra.
Poco prima dell'impatto, la camera "Didymos Reconnaissance and Asteroid Camera for Optical Navigation" (DRACO), installata sulla sonda kamikaze, è riuscita a catturare la sequenza di immagini che qui presentiamo: inizialmente, sia Didymos che il più piccolo Dimorphos si rendono visibili mentre alla fine, man mano che DART si avvicina sempre più alla sua superficie, Dimorphos riempie tutto campo visivo. L'ultima immagine "completa" dell'asteroide è stata ripresa da un'altezza di circa 12 chilometri dalla superficie e solo 2" prima dell'impatto, prodotto alla notevolissima velocità prossima ai 23.000 chilometri/ora: qui, l'area dell'asteroide visibile occupa circa 31 metri di lato. Solo 1 secondo prima dell'impatto, DART ha inviato l'ultima ripresa, che appare solo parziale in quanto durante l'invio dei dati verso la Terra, la sonda si è schiantata: qui, DART si trovava a 6 chilometri sulla superficie di Dimorphos e l'area visibile occupa circa 16 metri.
La NASA ha assicurato che il test è riuscito, dando per probabile una deviazione, pari all'1%, dell'orbita di Dimorphos attorno a Didymos (i dati, ancora in acquisizione, verranno meglio analizzati nei prossimi giorni); inoltre, l'impatto e il suo effetto sono stati filmati dalle telecamere del satellite LiciaCube (Agenzia Spaziale Italiana).
Parallelamente, anche i telescopi spaziali James Webb (NASA/ESA/CSA) e Hubble (NASA/ESA) sono stati puntati su Didymos per monitorare quanto accaduto. La luce solare riflessa dal pennacchio di detriti sollevati dall’impatto è stata invece già osservata dai telescopi del progetto ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System) installati alle Hawaii.
(Image credits: NASA)